martedì 23 febbraio 2021

Didone

Olga Karlatos, "Eneide" (1971)
Improbe Amor, quid non mortalia pectora cogis!
Ire iterum in lacrimas, iterum temptare precando
cogitur et supplex animos summittere amori,
ne quid inexpertum frustra moritura relinquat.


O Amore crudele, a che cosa costringi i cuori degli uomini!
È costretta a ricorrere di nuovo alle lacrime, di nuovo a tentarlo con le preghiere
e, supplichevole, a sottomettere l’orgoglio all’amore,
per non lasciare nulla di intentato, destinata a morire invano.
(Publio Virgilio Marone, Eneide, IV 412-415)



lunedì 8 febbraio 2021

Slealtà

Jean-Auguste-Dominique Ingres  - Giove e Teti (1811)
Museo GranetAix-en-Provence
Quando si celebrarono le nozze
di Teti e Pèleo, alla sontuosa mensa
si levò Apollo, ed esaltò gli sposi
per il virgulto che sarebbe nato
da quell’unione. Disse: «Non sarà
sfiorato mai da morbi. Avrà una vita
lunga». S’allegrò Teti: le parole
d’Apollo, ch’era esperto in profezie,
le sonarono come garanzia per il figlio.
E come Achille si faceva grande, ed era
la sua bellezza gloria di Tessaglia,
Teti serbava in cuore le parole del dio.
Ma un giorno certi vecchi recarono notizie.
Dissero: «Achille è stato ucciso a Troia».
Teti faceva scempio delle vesti di porpora,
si strappava le armille, gli anelli
e li scagliava al suolo. E, fra i lamenti,
le sovvenne il passato. E domandò
cosa faceva Apollo, il dio sapiente,
e dov’era il poeta, che ai conviti diceva
tante belle parole, e dov’era il profeta
mentre nel fiore dell’età le uccidevano il figlio.
I vecchi le risposero che Apollo
era disceso di persona a Troia,
e aveva ucciso, coi Troiani, Achille.
(Konstantinos Kavafis)