sabato 23 gennaio 2021

Li Santi grossi

Beato Angelico, "Tutti i Santi"
ca. 1420 - National Gallery, Londra
Quer zacconaccio indove ciariscoto
er giulio pe mmi’ soscero la festa,
nun za de santi che cce n’è una scesta
che pponno dà in ner culo a Ssanto Toto.

San Rocco è pprotettore de la pesta:
Sant’Emidio protegge er terramoto:
Santa Bbibbiana sta ssopra la testa:
Santa Luscia sull’occhi. Eppoi te noto

pe la gola San Biascio, pe li denti
Sant’Appollonia, e Ssant’Andrea Vellino
pe cchi mmore, dio guardi, d’accidenti.

Pe li morti-de-fame San Carlino,
Sant’Anna pe le donne partorienti,
e ppe li maritati San Martino.
(G.G. Belli, 10 gennaio 1832)

venerdì 8 gennaio 2021

Natale de guera

Jean Lefort - Le Front des flandres Entre Het-sas et Boesinghe 28 9 1917
Ammalapena che s’è fatto giorno,
la prima luce è entrata ne la stalla
e er Bambinello s’è guardato attorno:
“Che freddo, mamma mia. Chi m’aripara?
Che freddo, mamma mia. Chi m’ariscalla?”
“Fijo, la legna è diventata rara
e costa troppo cara pe compralla”.
“E l’asinello mio ‘ndov’è finito?”
“Trasporta la mitraja
sur campo de battaja: è requisito”.
“Er bove?” – “Puro quello
fu mannato ar macello”.
“Ma li Re Maggi ariveno?” – “È impossibile
perché nun c’è la stella che li guida,
la stella nun vò uscì, poco se fida,
pe paura de quarche diriggibile”.

Er Bambinello ha chiesto: “Indove stanno
tutti li campagnoli che l’antr’anno
portaveno la robba ne la grotta?
Nun c’è neppuro un sacco de polenta,
nemmanco una frocella de ricotta”.

“Fijo, li campagnoli stanno in guera,
tutti ar campo e combatteno. La mano
che seminava er grano
e che serviva pe vangà la tera
adesso viè addoprata unicamente
pe ammazzà la gente.
Guarda, laggiù, li lampi
de li bombardamenti!
Li senti?, Dio ce scampi,
li quattrocentoventi
che spaccheno li campi?”

Ner dì così la Madre der Signore
s’è stretta er Fijo ar còre
e s’è asciugata l’occhi co le fasce.
Una lagrima amara pe chi nasce,
una lagrima dorce pe chi mòre.

(Trilussa)

 

venerdì 1 gennaio 2021

Ode al primo giorno dell'anno


Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.

Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli: i giorni
sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura.

Vedo l’ultimo
giorno
di questo
anno
in una ferrovia, verso le piogge
del distante arcipelago violetto,
e l’uomo
della macchina,
complicata come un orologio del cielo,
che china gli occhi
all’infinito
modello delle rotaie,
alle brillanti manovelle,
ai veloci vincoli del fuoco.

Oh conduttore di treni
sboccati
verso stazioni
nere della notte.
Questa fine dell’anno
senza donna e senza figli,
non è uguale a quello di ieri, a quello di domani?

Dalle vie
e dai sentieri
il primo giorno, la prima aurora
di un anno che comincia,
ha lo stesso ossidato
colore di treno di ferro:
e salutano gli esseri della strada,
le vacche, i villaggi,
nel vapore dell’alba,
senza sapere che si tratta
della porta dell’anno,
di un giorno scosso da campane,
fiorito con piume e garofani.

La terra non lo sa: accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.

Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.

Ti metteremo
come una torta
nella nostra vita,
ti infiammeremo
come un candelabro,
ti berremo
come un liquido topazio.

Giorno dell’anno nuovo,
giorno elettrico, fresco,
tutte le foglie escono verdi
dal tronco del tuo tempo.

Incoronaci
con acqua,
con gelsomini aperti,
con tutti gli aromi spiegati,
sì,
benché tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita
su tanti cuori stanchi
e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!

(Pablo Neruda)