lunedì 26 novembre 2018

Er lupo-manaro

’Na notte diluviosa de ggennaro
a Ggrillo er zediaretto a Ssan Vitale
tutt’in un botto j’ariprese er male
dell’omo-bbestia, der lupo-manaro.

Ar primo sturbo, er povero ssediaro
lassò la mojje e ccurze pe le scale,
e ssur portone diventò animale,
e sse n’aggnede a urlà ssur monnezzaro.

Tra un’ora tornò a ccasa e jje bbussò;
e cquela sscema, senza dí cchi è,
je tirò er zalissceggne, e ’r lupo entrò.

Che vvòi! appena fu arrivato sú,
je s’affiarò a la vita, e ffor de sé          (1)
la sbramò ssenza fajje dí Ggesú.

Lui je lo disse: «Tu
bbada de nun uprí, ssi nun te chiamo
tre vvorte, ché ssi nnò; Rrosa, te sbramo».

Cuanno aveva sto ramo                      (2)
d’uprì, ppoteva armanco a la sicura    (3)
dajje una chiave femmina addrittura.  (4)
(G.G. Belli, 15 gennaio 1833)
(1) s'avventò; (2) capriccio; (3)  almeno; (4) rimedio prescritto dalle donne: dare in mano al lupo una chiave femmina

lunedì 19 novembre 2018

Il cozzo e la morte

Alle cinque della sera.
Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera.
Una sporta di calce già pronta
alle cinque della sera.
Il resto era morte e solo morte
alle cinque della sera.
Il vento portò via i cotoni
alle cinque della sera.
E l’ossido seminò cristallo e nichel
alle cinque della sera.
Già combatton la colomba e il leopardo
alle cinque della sera.
E una coscia con un corno desolato
alle cinque della sera.
Cominciarono i suoni di bordone
alle cinque della sera.
Le campane d’arsenico e il fumo
alle cinque della sera.
Negli angoli gruppi di silenzio
alle cinque della sera.
Solo il toro ha il cuore in alto!
alle cinque della sera.
Quando venne il sudore di neve
alle cinque della sera,
quando l’arena si coperse di iodio
alle cinque della sera,
la morte pose le uova nella ferita
alle cinque della sera.
Alle cinque della sera.
Alle cinque in punto della sera.

Una bara con ruote è il letto
alle cinque della sera.
Ossa e flauti suonano nelle sue orecchie
alle cinque della sera.
Il toro già mugghiava dalla fronte
alle cinque della sera.
La stanza s’iridava d’agonia
alle cinque della sera.
Da lontano già viene la cancrena
alle cinque della sera.
Tromba di giglio per i verdi inguini
alle cinque della sera.
Le ferite bruciavan come soli
alle cinque della sera.
E la folla rompeva le finestre
alle cinque della sera.
Alle cinque della sera.
Ah, che terribili cinque della sera!
Eran le cinque a tutti gli orologi!
Eran le cinque in ombra della sera!
(Federico García Lorca, 1935)

lunedì 12 novembre 2018

Er gioco der lotto

Eugenio Bosa, Estrazione del gioco del lotto in Piazzetta San Marco
(1845-1847), Musei Civici di Santa Caterina, Treviso
M’è pparzo all’arba de vedé in inzògno,
cor boccino in ner collo appiccicato,               (1)
quello che glieri a pponte hanno acconciato   (2)
co ’no spicchio d’ajjetto in zur cotogno.           (3)

Me disceva: «Tiè, Ppeppe, si hai bbisogno»;
(e ttratanto quer bravo ggiustizziato
me bbuttava du’ nocchie in zur costato):
«sò ppoche, Peppe mio, me ne vergogno».

Io dunque ciò ppijjato oggi addrittura
trentanove impiccato o cquajjottina,
dua der conto, e nnovanta la pavura.

E cco la cosa che nnemmanco un zero
ce sta ppe nnocchie in gnisuna descina,
ho arimediato cor pijjà Nnocchiero.
(G.G. Belli, 19 agosto 1830)
(1) con il capo ricongiunto al collo; (2) Ponte S. Angelo; (3) con una mannaia sulla testa;

lunedì 5 novembre 2018

Dal monte Cicala

Pierre Jacques Volaire, Eruzione del Vesuvio nel 1771
Collezione privata Agnew's, Londra
« Allora io, rivoltomi da quella parte con i miei limpidi occhi, contemplando quella figura informe e percorrendo con lo sguardo il suo aspetto, nient'altro che un ammasso nerastro di terra, dissi: quello con il dorso prominente, quello con la schiena curva e dentellata, che raggiunge e fende il cielo? Tanto distante di qui, brutto, coperto di fumo, non produce alcun frutto, né pomi, né uva, né dolci fichi: è privo di alberi e di orti, oscuro, tetro, triste, truce, vile, avaro. Ma tu, sorridendo: eppure è mio fratello e mi ama, e vuole bene anche a te. Osservalo bene, dunque, e non disprezzare le sue blandizie. So che non farà niente che ti sia molesto, e se non vorrai rimanerci ritornerai ».
(Giordano Bruno, "De innumerabilibus, immenso et infigurabili", 1591)