Gennaro
fa l'atto di bere il suo caffè, ma l'atteggiamento di Amalia stanco e
avvilito gli ferma il gesto a metà. Si avvicina alla donna e, con
trasporto di solidarietà, affettuoso, sincero, le dice:
«Teh... Pigliate nu surzo 'e cafè...» (Le offre la tazzina).
Amalia accetta volentieri e guarda il marito con occhi interrogativi nei quali si legge una domanda angosciosa:
«Teh... Pigliate nu surzo 'e cafè...» (Le offre la tazzina).
Amalia accetta volentieri e guarda il marito con occhi interrogativi nei quali si legge una domanda angosciosa:
«Come ci risaneremo? Come potremo ritornare quelli di una volta? Quando?»
Gennaro intuisce e risponde con il suo tono di pronta saggezza.
«S'ha da aspetta', Ama'. Ha da passa' 'a nuttata.»
«S'ha da aspetta', Ama'. Ha da passa' 'a nuttata.»
E dicendo questa ultima battuta, riprende posto accanto al tavolo come in attesa, ma fiduciosa.
(Eduardo De Filippo, "Napoli milionaria!", 1945)
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